Thursday Oct 25, 2018

Stefano Patuzzi

Prof.

La Storia della Musica

La serata di giovedì 25 ottobre ha visto il nostro Club ospite del Rotary Castiglione delle Stiviere presso il Ristorante “Da Renato” a Solferino.

Cominciando dal concetto di musica; la storia della musica è anche la storia della bellezza e della capacità di descrivere l’attualità; si definisce “classica” la musica che da Franz Joseph Haydn, nella seconda metà del settecento, arriva al primo ottocento con Ludwig van Beethoven; in generale si può parlare di musica colta per accomunare l’avanguardia musicale nelle varie epoche.

Il relatore ci introduce al viaggio nella musica con un brano tratto dai Madrigali di Claudio Monteverdi, creatore della musica moderna, compositore che segna il passaggio dalla musica rinascimentale alla musica barocca.

Monteverdi, nato a Cremona nel 1567, arriva a Mantova dove compone alla corte dei Gonzaga, che successivamente lascia per approdare a Venezia.

La musica di Monteverdi ad un primo ascolto appare come arcaica; gli ambienti di corte in cui
tale musica veniva eseguita
in ambienti dall’acustica
perfetta, ma
molto ristretti; il pubblico
era composto dal
regnante e dal suo seguito,
interlocutori spesso
coltissimi e capaci di
influenzare le scelte artistiche
dell’autore.
Una rivoluzione comincia
proprio a Venezia,
dove vengono proposti
prodotti artistici come la
commedia dell’arte; per la prima volta vengono venduti biglietti ad un
pubblico sempre più numeroso. In questo periodo, a cavallo tra cinquecento
e seicento il primato della musica spetta all’Italia, soprattutto grazie
al diffuso mecenatismo dei regnanti, dotati di ingenti disponibilità economiche.
Nella seconda metà del seicento il primato italiano passa alla Francia
della corte di Versailles, dove il principale esponente, Jean Baptiste Lully,
di origini italiane, fa un passo indietro e, assieme al grande commediografo
Moliere, torna a comporre principalmente per la corte, glorificando
il re Luigi XIV e la sua politica assolutistica.
Ma la grande tradizione nascente in questo periodo è quella tedesca; come
conseguenza della riforma protestante e della grande ripresa economica
seguita alle distruzioni causate dalla Guerra dei Trent’anni le numerose
corti vivono un periodo di grande prosperità e i principi della Germania
nord orientale intuiscono le potenzialità di affrancamento legate alla
riforma. L’anno 1685 segna una tappa fondamentale nella storia della
musica: nascono infatti a poca distanza i due più importanti esponenti del
barocco musicale: Georg Friedrich Händel ad Halle e Johann Sebastian
Bach ad Eisenach; il primato musicale si sposta alle corti tedesche con lo
stesso livello qualitativo che conosciuto alle corti italiane della fine del
cinquecento.
Fuori dai giochi la tradizione musicale inglese, che seppure di altissimo
livello, non annovera grandi compositori, con l’eccezione di Henry Purcell.
Il relatore introduce l’ascolto di un pezzo dei Concerti Brandeburghesi di
Bach per farci assaporare la cadenza musicale di questo periodo, che
appare molto più moderna rispetto ai madrigali di Claudio Monteverdi, è
in questo periodo infatti che nasce la musica tonale, utilizzata ancora oggi;
con Bach tuttavia comporre musica aveva ancora una valenza artigianale:
concettualmente nulla differenziava il compositore da un falegname.
La morte di Bach nel 1750 coincide con la fine del periodo barocco; nel 1756 nasce a Salisburgo Wolfgang Amadeus Mozart, che nella sua musica descrive la contraddizione
della sua epoca, con una classe regnante aristocratica sempre più inadeguata, pur dipendendo anche lui dalla sua committenza, che gli garantiva il mantenimento.

Ludvig van Beethoven, nato nel 1770, arriva in un periodo in cui tutto è compiuto: nel 1800 l’Europa tedesca è pronta per un uomo come lui, che viene stipendiato e può comporre senza dover inseguire il gusto del pubblico, nella sua nona sinfonia rompe
tutti gli schemi musicali, inserendo un coro laddove sembrava impensabile,
capace di scandire parole che rimandano inequivocabilmente al concetto di fratellanza.

Beethoven dà il via all’ottocento musicale, dove non vale più il gusto del mecenate, ma l’ispirazione del compositore. Nasce il concetto di stile, cosa che non succedeva in precedenza.
L’ottocento è un secolo musicale a guida austro-tedesca ed italiana: a nord si sviluppa la musica strumentale, a sud la musica operistica, con l’eccezione di Richard Wagner, che realizza un sunto della musica che lo ha preceduto, esaltando nelle sue composizioni la tradizione germanica.

Tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento si assiste al crollo di un’epoca: il secolo lungo, cominciato nel 1789, sta per cedere il passo al secolo breve; a Parigi nel 1911 va in scena il Martirio di San Sebastiano di Claude Debussy su libretto di Gabriele D’Annunzio; l’opera, nonostante venga immediatamente bollata come blasfema dal clero francese, riscuoterà un enorme successo. Anche un compositore come Gustav Mahler sta capendo che l’ottocento sta morendo e lo trasmette nella sua musica, in cui spinge il linguaggio tonale ai limiti delle sue possibilità.
E’ in questo periodo che si fa strada una scuola di compositori che provengono dall’est europeo: il principale esponente della scuola russa è Igor Stravinskij, lo stile fatta persona, coltissimo e pionieristico, proveniente da una terra che si è guadagnata la modernità musicale con grande difficoltà, affrancandosi dalla tradizione ortodossa, nel 1913 viene presentata la Sagra della Primavera, composizione che segna la fine dell’ottocento musicale; il novecento sarà il secolo della musica di consumo.

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